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Dichiarazione dell'artista

Le stagioni che passano, i colori che declinano ei suoni che si fondono verso una rinnovata armonia sono sempre stati, in tutte le culture, fonte sia di ispirazione artistica attraverso la sua miriade di espressioni, sia di profonde emozioni per le anime aperte alle meraviglie del mondo.

L'amore giapponese per la natura e le sue manifestazioni è ben riconosciuto.


Questo stile pittorico è più esigente di quanto appaia a prima vista: uno sguardo attento deve intrecciare prime impressioni palpabili con sottili accenni e allusioni, espandendo così la propria visione percettiva estrinseca, l'immagine all'interno della cornice, all'interiorità – sia dell'artista che osservatore - a cui l'immagine fa davvero appello.

Le cose fugaci, le stagioni che passano e la vita cosmica, insomma quel sentimento di “impermanenza” che rende l'equazione spirituale così unica e affascinante, è un sentimento molto sentito nell'Anima del Giappone; che trova sicuramente la sua massima espressività nella raffigurazione dei crepuscoli , i cui momenti di transitoria luminosità suscitano silenziose e mirabili attese.

La “malinconia delle cose” (mono no aware) non impedisce però di bloccare la sua essenzialità nell'istante, irripetibile e quindi, di per sé, permanente.

Più che un canone di bellezza, mono no aware è un modo di accostarsi al mondo tipico dello spirito giapponese, che non si congettura ma si vive, e che trova espressione anche nella pittura, di cui

Shoko Okumura è da anni un inviato e, in un certo senso, un messaggero.

 

 

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アンカー 1

I colori dell'effimero

 

Il trascorrere delle stagioni, il trascolorare dei colori e

la confluenza dei suoni in rinnovate armonie è da sempre,

e in tutte le culture, fonte di ispirazione per l'arte nei suoi diversi linguaggi

espressivi, oltre che di emozioni profonde nelle anime aperte allo stupore

del mondo.

 

E' noto l'amore dei Giapponesi per la natura e

per le sue manifestazioni.

È una pittura più esigente di quanto non appaia: chiede, a chi si immerga in essa, uno sforzo di completamento dell'immediatamente visibile con quanto viene alluso o appena accennato, allargando l'orizzonte percettivo esteriore, l'immagine del quadro, all' interiorità alla quale l'immagine fa davvero appello, quella sì dell'artista ma anche dell'osservatore.

 

Un tratto profondo dell'anima del Giappone è nel sentimento del trascorrere delle cose, del trascolorare delle stagioni e della vita cosmica, in breve nel sentimento di “impermanenza” che ne rende così particolare e affascinante la cifra spirituale.

La “malinconia delle cose”  (mono no aware) non impedisce però di fissarne l'essenzialità nell'attimo, irripetibile e perciò,

a suo modo permanente.

 

Più dunque che un canone estetico, “mono no aware”

è un modo di stare al mondo tipico dell' spirito giapponese, che non si teorizza, ma si vive, e che trova una espressione anche nella pittura, di cui Skoko Okumura è da anni portatrice e,

in certo senso, messaggera.

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